Biblioteca Comunale Centro Culturale "Caterina Bon Brenzoni" Sant'Ambrogio di Valpolicella

La Biblioteca Comunale nasce negli anni '80 in una modesta aula presso le scuole medie di Sant'Ambrogio di Valpolicella.

 

Nel 2003 viene trasferita nella sede attuale, al piano primo dell'edificio delle ex scuole presso la piazza del comune, e prende il nome di Centro Culturale “Caterina Bon Brenzoni”. Lo stabile, oggetto di un profondo restauro e riqualificazione degli spazi interni e del cortile retrostante, mette a disposizione della biblioteca tre ampie sale (Sala A, Sala B e Aula Studio). 

 

La Sala A è dedicata a:

- Narrativa Italiana e Straniera

 

La Sala B è dedicata a:

- Saggistica (storia, geografia, arte, psicologia, ecc.)

- Saggistica di Verona e provincia

- Poesie

- Lingua originale e intercultura

- Fumetti

- Libri in simboli Inbook

- Gialli

- Libri di consultazione e didattici

- Libri per bambini e ragazzi (Prime Letture, Fiabe, Albi Illustrati e narrativa ragazzi).

 

Le sale A e B beneficiano di una postazione internet il cui accesso è gratuito e riservato ai maggiorenni e consente agli utenti di accomodarsi ai tavoli per facilitare la consultazione dei libri.

 

Negli anni l'affluenza dei cittadini è cresciuta costantemente.

 

Annualmente si organizzano, nei periodi autunnali e primaverili, laboratori di lettura per bambini delle scuole d'Infanzia e Primarie e per i ragazzi delle scuole medie, visite guidate e molte altre attività sulla promozione alla lettura.

 

Dal 2008 fa parte del Sistema Bibliotecario Provinciale di Verona.

 

Dal 2014 la biblioteca è stata integrata con l'inaugurazione della terza sala, chiamata Aula studio, dedicata a chi cerca un luogo tranquillo dove poter studiare, effettuare ricerche, ecc.

Inoltre questa sala si presta per effettuare attività culturali, per esempio: presentazioni di libri, laboratori di letture ad alta voce per bambini, incontri di gruppi di promozione alla lettura, ecc.

 

Nel 2021 sono stati ampliati gli spazi d'esposizione con nuovi scaffali.

 

La biblioteca ad oggi conta sui propri scaffali oltre 13.000 libri.

 

 


Chi è Caterina Bon Brenzoni

La contessa Caterina Bon nacque a Verona, il 28 ottobre 1813, unica figlia del conte Alberto Bon e della marchesa Marianna Spolverini.

Da giovane studiò tutte le opere dei maggiori poeti italiani, soprattutto il Poema Dantesco, la letteratura greca classica fino al suo contemporaneo Manzoni, ed in seguito fece anche studi scientifici.

A 18 anni si sposò con il conte Paolo Brenzoni, ma la felicità della coppia venne offuscata dalle amarezze; per ben due volte la gravidanza si concluse in lutto. Caterina non riuscì a risanare quelle ferite fino a quando trovò conforto nella poesia.

Nel 1841 Caterina Bon Brenzoni nacque come scrittrice, con i suoi primi componimenti poetici: L'Armonia (in onore del celebre baritono Giorgio Ronconi) e Epistola alla contessa Serego (per le nozze di Maria Teresa di Serego Alighieri).

Nel 1849 presso i Conti Maniscalchi, nella Villa di Colà, conobbe la scienziata scozzese Maria Somerville, dalla quale ricevette in regalo il libro sulla Connessione delle Scienze Fisiche. Caterina fu grata del dono ricevuto perchè fin da piccola professò un culto tenace per il Creato; successivamente le dedicò il carme I Cieli. Questo fu il periodo più prolifico di Caterina. Poi scrisse il carme Ad Alessandro Manzoni, compose il canto Dante e Beatrice e il canto dedicato a Santa Elisabetta d'Ungheria.

Per rinforzare un po' la sua salute e svagarla dall'intenso lavoro, nel 1856 le fu consigliato di fare un lungo viaggio; così Caterina andò in Piemonte, in Liguria, in Toscana e in Romagna accolta sempre da amici e ammiratori con affettuosa venerazione che le dava la misura di una popolarità alla quale lei certo non aveva ambito. Fu invitata a sostare anche a Roma, ma fece ritorno a Verona per motivi di salute.

L'1 ottobre 1856 Caterina Bon Brenzoni morì nella Villa Brenzoni (oggi Brenzoni-Bassani) a Sant'Ambrogio di Valpolicella. Il lutto fu grave per coloro che l’avevano amata ed apprezzata. I poveri che lei soccorreva ebbero alla sua morte il tangibile segno della grande generosità della donna; nel 1850, infatti, la Contessa dispose gran parte del suo ricco patrimonio a fondazioni di beneficenza con un testamento da lei stessa dettato.